domenica 26 maggio 2013

Ma come può succedere? Il mio racconto.

La depressione e i suoi effetti devastanti...


Nelle ultime settimane le notizie di disgrazie si sono susseguite a raffica, ma quelle che davvero mi feriscono l'anima sono quelle in cui sono coinvolti, loro malgrado, dei bambini.

Mi riferisco alle più recenti della mamma che lancia dal balcone i due figli e del papà che spara ai propri, della mamma che ammazza la propria bambina mentre all'apparenza sembrava che andasse tutto a meraviglia...

Qualche anno fa sapevo solo puntare il dito contro questi genitori, li ritenevo dei mostri a cui il Signore non avrebbe dovuto far dono di un bambino.
E oggi?
Oggi invece penso che sia una tragedia che trova radici nel profondo e nel silenzio, nell'omertà di chi ci sta vicino, dal non voler vedere il malessere nell'altro, nella frenesia che rapisce tutti quanti e ci fa dimentichi del prossimo.
Ho vissuto in prima persona la depressione post-partum, non a livelli da psicoterapia, ma comunque ho inziato ad amare il mio bambino solo dopo trascorso il primo mese.
Non ho vergogna a dirlo e molte di voi mamme, mi potranno capire: il parto è stato lungo e interminabile, doloroso, l'epidurale non aveva preso e l'effetto era stato quello di dover prendere l'ossitocina per aiutarmi a spingere, quando Francesco è nato non ho pensato: "Che meraviglia!" in un'estasi di felicità, ho pensato "Finalmente!" e con rancore verso quella creaturina che mi aveva causato tanto dolore.
Siccome l'ostetrica mi chiamava per nome durante il travaglio, i giorni successivi sentirlo pronuciare mi riportava alla mente quel giorno con la sua tremenda e inesorabile sofferenza e sentivo come delle pugnalate al cuore.
Davanti a tutti dovevo sembrare la dolce mamma rapita dal suo bambino, ma non era così, spesso pensavo a perchè non avevo aspettato, a perchè mi stavo rovinando la vita con le mie stesse mani.
Eppure quel bambino lo avevo tanto desiderato, lo avevo desiderato immensamente, ma temo solo per egoismo, senza piena consapevolezza del suo significato: i bambini sono prima di tutto sacrificio, poi gioia, senza dubbio, ma più di qualsiasi altro richiedono impegno quotidiano, sforzo fisico e mentale. loro vengono prima di tutto il resto per molto, molto tempo...
Non mi sentivo aiutata e sostenuta, ero triste, piangevo per nulla, quel bambino mi aveva rovinato la vita, ma in nessun frangente ho pensato di fargli del male, mai e poi mai.
Mio marito è stato sempre presente facendosi carico con me delle notti insonni a camminare su e giù per il corridoio sperando che quel piccolino smettesse di urlare come un pazzo, cercando di scaldargli in fretta il latte perchè le grida ti trapassano il cervello e pulendolo e lavandolo e coccolandolo per dargli un po' di pace.
Francesco ha sofferto di coliche fino al quarto mese: ogni notte era uno strazio e anche il giorno.
Ho dovuto pregare mia madre di venirmi ad aiutare e ammetto di avere avuto un aiuto immenso da mio papà che veniva da me con l'autobus tutti i pomeriggi alleviandomi da un peso che non riuscivo a portare. Quando mio papà arrivava potevo finalmente mangiare, lavarmi, pensare un pochino a me. Non lo ringrazierò mai abbastanza per quello che ha fatto, non aspettavo che il momento del suo arrivo e se non poteva venire per scioperi o altro era per me una tragedia.
Allora mi sosteneva Giorgia, la mia collega, via messenger. E' stata per me un sostegno incredibile perchè avendo anche lei un bambino di qualche mese più grande, mi consigliava e mi stava vicino. Non avrei mai pensato che anche delle semplici parole potessero essere capaci di darmi così tanto.
Poi è stato il momento di Silvana, la mia vicina. Uscivo con Francy nel pomeriggio sul tardi perchè faceva molto caldo, era estate. E mi sedevo sulla panchina in attesa che lei arrivasse dal lavoro insieme alla sua piccola Beatrice (ora fidanzata di Francy :-) ). L'amicizia di Silvana è stata per me un toccasana, mi ha aiutato moltissimo perchè potevo parlare con qualcuno, confrontarmi con chi aveva vissuto e viveva la mia esperienza e mi dava serenità.
Poi arrivava mio marito e la sua presenza, il suo vivere le mie stesse esperienze, la possibilità della condivisione anche nel dramma ci hanno fatti uscire da un tunnel che sembrava infinito...
Tutto passa, questo è vero, ma la tragedia è quando ci sei dentro perchè tutto ti sembra insormontabile, allora ogni parola è una speranza, ogni abbraccio una roccia a cui aggrapparsi, ogni sorriso una luce che ti allevia nell'oscurità in cui ti vedi immersa e la consapevolezza di essere in una situazione che aggrava ogni cosa.
Ecco, penso sia questo che a quelle persone sia mancato: l'aiuto giusto e la consapevolezza.
Io ero pienamente consapevole di aver bisogno di aiuto, pienamente. Sapevo di star scivolando nella fossa della depressione e di non volerci cadere. Il punto è che hai bisogno degli altri per aggrapparti e tirarti su.
Io ci sono riuscita, ma tante mamme e tanti papà a distanza anche di mesi dalla nascita del figlio/a non ci riescono cadendo ancor più nel baratro e facendo del male a chi dovrebbero proteggere.

Preghiamo per i genitori che ne hanno bisogno allora (mi ci metto anch'io), per chi sta loro accanto tutti i giorni e per i loro bambini.

Un abbraccio e scusate il post un tantino lungo, spero di non avervi annoiati.





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